Scrive Tassini in "Curiosità veneziane" (1887): ...Era qui domiciliato nel 1713 un «Zandonà Vinanti». ... apprendiamo che il Vinanti copriva la carica di «nodaro al M. del Proprio», e che continuava ad abitare in parrocchia di S. Pantaleone. Egli nel 1740 costrusse tomba per sé e posteri in chiesa di S. Pantaleone con epigrafe riportata dai raccoglitori. Nella medesima parrocchia abitava nel 1775 Nicolò, di lui figlio, avvocato veneziano. Più anticamente la famiglia Vinanti, che s'occupava nel commercio di cordovani, aveva dato alla chiesa di S. Pantaleone un pievano in un G. Battista eletto nel 1645, il quale meritò l'amore della Veneta Signoria a cagione del suo zelo pei poveri, sicché fu fatto dal doge Francesco Molin canonico della basilica ducale. Nel 1668 rinnovò la sua chiesa, sobbarcandosi a parte del dispendio. Passò a miglior vita nel 1675, venendo pur egli in S. Pantaleone sepolto.
Un tempo si chiamava ponte delle Mosche, come tuttora il rio che attraversa, da un vicino laboratorio di quei nèi posticci, detti anche mosche, che un tempo le dame si applicavano per vezzo sul viso, sul petto, sulla spalla..(Rizzo, 1984)
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